Cervino Parete Nord - Via Bonatti
1.200 m, ED+, M7, AI5. (nelle condizioni da noi trovate)
Via storica che non ha bisogna di presentazioni, aperta da Walter Bonatti in solitaria nell'inverno del 1965 con 4 bivacchi.
Salita effettuata con Francesco Nardelli e Federico Mattei a cavallo tra il 17 e il 18 dicembre partendo e rientrando al locale invernale del Rifugio Hornli in un unico e lunghissimo slancio. Non è facile lasciare un commento senza cadere nel banale, però non posso fare a meno di rimarcare quanto sia stata incredibile l'ascesa di Bonatti, in inverno e da solo nel 1965, per 4 giorni e 4 notti, in apertura su terreno ignoto. Non solo aveva un'attrezzatura enormemente meno performante rispetto alla nostra, ma i miei pensieri vanno anche a concentrarsi sul fatto che la tecnica di Piolet traction non fosse ancora stata inventata. Quindi Bonatti avrà cercato di scalare il più possibile su roccia, senza guanti, al freddo gelido di una parete nord in inverno. Noi invece, muniti di tutte le modernissime attrezzature odierne, dove spiccano picozze e ramponi performanti, nonché guanti caldissimi, le mani sulla roccia non le abbiamo mai messe, neanche sul tiro chiave di VI grado in strapiombo a grosse prese, anche lì abbiamo trovato più agevole usare la Piolet traction, sfruttando gli ottimi agganci che offriva la roccia. Con quel freddo, l'idea di togliere i guanti e arrampicare a mani nude non ci sembrava per nulla allettante.
Poco più di un mesetto prima avevo salito la Via Schmid, ma in quei quaranta giorni trascorsi, il gelido vento aveva sferzato la parete, trasformato il morbido(relativamente) Alpin Ice in ghiaccio duro come il cemento ed ha anche spazzato via tutta la neve che ricopriva la parte superiore della parete, che agevolava la progressione e permetteva ai polpacci di rilassarsi. Invece questa volta c'era ghiaccio vivo su tutto quel tratto e quindi anche sulla prima parte della discesa, quindi dove un mese prima si scendeva camminando comodamente sulla neve senza alcun pensiero, questa volta ci si muoveva su una lastra di ghiaccio, dove era vietato sbagliare, l'esposizione era massima. Semplicemente eravamo passati dalle favorevoli condizioni autunnali, alle più severe condizioni invernali, e ne hanno fatto le spese i nostri poveri polpacci per tutta la salita. Nonostante questo, la parete rimaneva in condizioni più che buone, visto che il ghiaccio, pur di consistenza durissima, era molto abbondante, difatti in alcune ripetizioni di qualche anno precedente alla nostra, diverse cordate avevano dovuto affrontare un tiro particolarmente ostico, di M7 e 6b su roccia marcia, mentre per noi era "solo" AI5 ed M6, quindi non avevamo davvero niente di cui lamentarci.